Questo lavoro si situa nel solco della ricerca di carattere antropologico culturale che Rotoletti sta portando avanti da anni nella sua terra di origine, la Sicilia. Anche con l’intento di far conoscere alle nuove generazioni le proprie origini e di fargli sentire il profumo di una socialità vissuta concretamente in una vita che diventa arte dell’incontro. “La via principale” racconta lo stesso Rotoletti, “ intitolata a Vittorio Emanuele, è un nastro luccicante di porfido dell’Etna, orlato di sedie, tutte in fila, con tanti uomini seduti. È questo il nitido ricordo che ho impresso del paese di Biancavilla da quando vi arrivai la prima volta, qualche anno fa. E questo fu anche il mio primo impatto con i Circoli di conversazione in Sicilia. Una realtà di cui già sapevo, ritenendola molto rappresentativa della socialità siciliana, e da tempo mi attirava l’idea di raccontarla per immagini. Avevo però anche saputo che di circoli ne rimanevano pochissimi in tutta l’isola e quindi temevo di dovervi rinunciare. Come avrei potuto immaginare che solo nel corso centrale di una cittadina situata sulle pendici dell’Etna come Biancavilla ne avrei trovato ben sei, e tutti a esibire sulla pubblica via i loro habitué ? Neanche fosse un’Arca di Noè dei Circoli che furono!”
Testi di presentazione di Antonino Buttitta, Manlio Sgalambro e Placido Antonio Sangiorgio. “Non diversamente dai grandi fotografi siciliani, Cappellani, Sellerio, Leone, Brai, Minnella, le immagini di Armando Rotoletti non finiscono di sorprendere. È andato con intelligenza a cogliere il mitico là dove ogni giorno si produce: proprio nei circoli di paese. Questi circoli, che ancora nelle comunità tradizionali sopravvivono, sono vere miniere di favole dovute anche alla loro composizione sociale. Per quanto non uniforme da luogo a luogo l’identità è facilmente riconoscibile. Si tratta in genere di fittavoli, mezzadri, piccoli proprietari già amministratori dei feudi dei gattopardi. È un borghesato rurale i cui appartenenti, quasi mai borghesi veri e propri, trascorrono le ore pomeridiane giocando non solo a carte ma soprattutto inventando scherzi verbali, vicende e figure mitiche del proprio paese e di quelli vicini.” (Antonino Buttitta)
Scrive, in conclusione del suo intervento, Manlio Sgalambro “Piccole strade, vicoli, slarghi o addirittura piazze incorniciano la città. Come riccioli capricciosi, contornano i ‘circoli’. Residui di tempi passati o che sembrano tali. Leziosi, leggeri, o volti acuti o altri cinici come se avessero visto tutto e conoscessero interamente la vita. I volti rimandano una storia antica. Gli scatti di Rotoletti fissano sulle foto fisionomie immortali non banali facce o gesti smorti ed inutili. Alla fine le sedie vuote indicano il destino dei circoli. Questo maestro ha capito.”
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